Il dominio Visconteo(1317-1450)
Ultima modifica 15 aprile 2021
Il dominio Visconteo(1317-1450)
La resa di Castell'Arquato (e dello Scotti) viene negoziata coi Visconti nel marzo del 1317 da quattro ambasciatori che si recano a Piacenza. Galeazzo Visconti non intende inimicarsi il borgo e gli concede "grazie speciali": facoltà di emanciparsi giuridicamente da Piacenza, privilegio di dotarsi di un autonomo corpus di norme legislative, sarà il fondamento degli statuti quattrocenteschi. Inizia il dominio visconteo che durerà fino al 1450, tra alterne vicende.
Il borgo passa al fido visconteo Manfredo Landi che ne mantiene il governo fino al 1324, quando Castell'Arqauto viene ceduto al comune di Piacenza, soggetta anch'essa al dominio della chiesa, che governa sul borgo per dodici anni. Il popolo arquatese fatica a rinunciare alle prerogative di autogoverno.
Piacenza torna ai Visconti nel 1336 con Azzo Visconti, che favorisce l'autonomia degli arquatesi da Piacenza, insediando un podestà di sua fiducia, Galvagno de' Comini e facilitando la fortificazione di una zona così importante dal punto di vista strategico e militare. Muore a trentasette anni. A Luchino, suo successore, si deve la costruzione della Rocca (dal 1342), promossa dal Comune di Piacenza. Luchino muore misteriosamente nel 1349, gli succede il fratello Giovanni che muore già nel 1354 aprendo un periodo di lotte di successione che da Milano si estende a Castell'Arquato.
Continuano anche le controversie fiscali con il comune di Piacenza.
Nel 1403 Gian Galeazzo investe Borromeo de' Borromei e la sua discendenza dei poteri feudali su Castell'Arquato, con annesse rendite fiscali. Ma il "marrano" passa dalla parte di Carlo VI di Valois, re di Francia. Il 1 maggio 1404 diventa regio feudo e il Comune di Piacenza protesta.
In un periodo di crisi per i Visconti, ne approfittano Francesco II e Giovanni Scotti che si impossessarono della Rocca. Già nel 1407 Alberto Scotti (nipote di Francesco e Giovanni) finse di accettare la proposta di suo cognato Giovanni Terzi di Parma: costui gli aveva proposto di uccidere i suoi zii e di renderlo unico erede del feudo. In realtà lo Scotti giustiziò il cognato nella Rocca. Gli Scotti comunque mantennero il governo fino al 1414. Nel 1412 era stato assassinato Gian Maria Visconti.
Minacciati dalla potente famiglia fiorenzuolana degli Arcelli, gli Scotti cedono i loro diritti agli arquatesi, che li rimettono a Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Dal 1416 al 1470 il borgo si chiamerà Castel Visconti.
Nel 1438 Filippo offre il feudo al condottiero Niccolò Piccinino, sotto il suo governo vengono promulgati gli Statuti Comunali, gli Statuta et Decreta Terrae Castri Arquati. Da Niccolò il borgo passa ai figli Francesco e Jacopo.
Il cupo periodo del dominio visconteo si chiude con la morte di Filippo Maria senza eredi. Su Milano si allunga la mano di suo genero Francesco Sforza, che viene proclamato dopo il 1447 anche signore di Piacenza e del contado.